La religione vichinga presenta numerose commistioni con il mondo reale vissuto da questo popolo nordico. Vi sono infatti numerosi riferimenti alla vita quotidiana ed agli elementi naturali che accompagnavano la popolazione. Sicuramente essa ha subito delle influenze celtiche, quindi indoeuropee con origini relative all’area scita-iranica.
I sacerdoti vichinghi, o rusii, erano detti attiba e svolgevano i riti sacrificali durante le cerimonie. Questi avevano luogo all’aperto, in pieno stile celtico, e venivano costituiti da sacrifici animali ed umani, i cui cadaveri erano esposti appesi ad alberi. Questa pianta, che richiamava le pietre megalitiche su cui venivano apposte scritture runiche, rappresentava la continuità tra la terra ed il cielo, luogo di residenza degli dei.
Il poema Voluspa ci racconta come è avvenuta l’origine del mondo e come era fatto il mondo degli dei. Il primo essere animato a comparire fu il gigante Ymir, nato dallo scontro tra il ghiaccio del mondo settentrionale, detto Niflheim, ed il fuoco del mondo meridionale, detto Muspelheim.
Ymir abitava nella Terra di Nessuno ed ebbe come compagna una mucca, Audumla. Da questi nacque la prima coppia di giganti che ebbero come figlia Bestla. Questa si unì a Bor, nato da Audumla.
Dai due nacquero Odino, Vili e Ve, che uccisero Ymir e fecero il mondo. Con il cranio del gigante fu fatta la volta celeste, con il cervello le nuvole, con il sangue il mare e con la carne e le ossa la terra. Essi andarono ad abitare tra il cielo e gli inferi, nel Midgard (Terra di Mezzo), mentre ai giganti assegnarono l’Utgard (Terra alla Periferia).
Gli dei risiedevano nell’Asgard, dove c’era una sala enorme, ove si poteva fumare, bere idromele, giocare a scacchi e da cui potevano osservare il mondo. Nella sala inoltre si trovava un enorme frassino che aveva le radici negli inferi e la sommità nel cielo. L’Asgard era unito con il Midgard da un ponte bellissimo.
Gli dei soffiarono in un albero e nacquero i primi esseri umani: Askr ed Embla, alla cui prole affidarono il mondo.
L’Olimpo nordico, il Valhalla, era continuo teatro di lotta tra due famiglie divine: gli Asen, che detenevano il governo, e i Vanen che avevano guadagnato il rango attraverso le battaglie vinte. Il Valhalla era abitato anche dagli eroi caduti in battaglia e dalle Valchirie, vergini da combattimento e cameriere degli dei, che proteggevano il regno degli dei.
Nell’ambito degli Asen ricordiamo alcune delle seguenti divinità:
Odino, venerato come Wotan dai germani, signore dell’Asgard. Risiedeva su un trono intagliato ed ai piedi sedevano due lupi, Geri e Freki. Era considerato signore del cielo, don giovanni, duce nelle battaglie con il suo cavallo Sleipnir, dio dei morti, poeta, mago, conoscitore dei misteri. Quest’ultima caratteristica costò un’occhio al dio, perché aveva dato uno sguardo alla fonte della conoscenza. Da quel momento egli verrà sempre rappresentato con un mantello ed un elmo che gli copre un occhio. E’ comunque un personaggio cupo e malinconico, amante della poesia e della musica.
Frigg, moglie di Odino.
Thor, conosciuto come Tur dai normanni, il dio più venerato dai nordici, perchè era vicino alle loro esigenze e non appariva aristocratico come Odino. Uomo possente, con la barba rossa, dimorava in un palazzo di 140 sale, mangiava molto e beveva barili di idromele. Facilmente irritabile, aiutava molto i contadini e tutti i lavoratori, nonché i marinai. Era reso invincibile da una cintura che gli raddoppiava la forza, guanti di ferro ed un martello di ferro, detto Mjolnir. Era molto venerato presso i runii, anche più di Odino: essi si chiamavano i figli di Thor. Ne sono prova i santuari di Uppsala e Trondheim. Ancora oggi nello sport ne sopravvive la leggenda attraverso la disciplina olimpica del lancio del martello.
Tyr, presidente dell’assemblea dell’Asgard. Molto venerato in Danimarca. Veniva invocato nei Thing, durante la stesura dei contratti, nei matrimoni e nei tornei.
Loki, personificava il male. Era conosciuto come "mezzo dio e mezzo diavolo", a cui ci si rivolgeva per avere idee malvagie. Venne adottato nell’Olimpo perché fratello di Odino. Aveva come figli: Hel, dea degli Inferi; il serpente del Midgard, che neanche Thor aveva sconfitto; Sleipnir, lupo di Odino. Senza cuore e senza morale, venne tollerato fino a che uccise il dio buono Baldr. Da questo momento venne incatenato ad una rupe.
Baldr, era l’esatto contrario di Loki. Tutti gli esseri viventi avevano giurato di non fargli male. Rappresentava la bontà e la purezza.
Tra gli Asen ricordiamo:
Njord, l’anziano della famiglia. Comandava al vento, alla pioggia. Proteggeva gli uomini.
Skadi, moglie di Njord. Era la Diana nordica, amava la caccia tra i boschi e portava gli sci.
Freyr, capo della famiglia. Si interessava di tutti i bisogni dell’uomo ed era amante della magia. Era venerato come dio della fecondità, rivestendo un ruolo fondamentale presso i vichinghi.
Freyja, sorella di Freyr e capo delle Valchirie. Assegnava il posto alla tavola del Valhalla ai dei appena arrivati. Dea dell’amore e della bellezza, si intratteneva con qualche dio guerriero.
L’Olimpo divino non è destinato a sopravvivere a lungo. La perfidia e la menzogna fanno in modo che Loki possa operare e liberare le sue terribili creature. Il Valhalla diventa un accampamento militare. Vi sono numerose battaglie che producono l’effetto di sterminare tutti gli dei. Sopravvivono solo Baldr, che risorgerà dalla cattiverie di Loki, Vali, Vidar e Hodr (tre figli di Odino). Essi riporteranno ordine nel caos e nascerà un modo di amore e bontà.
E’ evidente che la religione runica è molto personalizzata. Il popolo sente il bisogno di avere delle divinità vicine. Per questo gli dei presentano delle imperfezioni, sono mortali e fanno le stesse cose degli uomini.
Come detto prima, numerose sono le contaminazioni con altre religioni. Tyr richiama il dio indiano Dyauh e lo Zeus classico, Thor sembra molto simile ad Ercole, in Odino si identificano il dinamismo e la forza dei nordici.
Baldr richiama i concetti orientali di resurrezione e di rinnovamento. La lotta tra Asen e Vanen si riallaccia alla struttura sociale runica. Essa richiama la lotta tra la classe aristocratica, detentrice del potere, e quella contadina che ne vorrebbe di più.
Per i vichinghi il mondo era il palcoscenico della magia. Credevano di essere guidati da esseri arcani e avversati da spiriti maligni, spesso veicolati dal sangue, segno di incantesimo. Pensavano che nei capelli e nelle unghie, come in tutte le parti sporgenti del corpo, si celava una fonte inesauribile di energia. Credevano che le mani avessero un immenso potere taumaturgico. Spiriti buoni proteggevano i pascoli ed i raccolti.
Numerose le presenze di elementi naturali nella religione: cavalli, lupi, draghi e leoni accompagnavano gli uomini nelle saghe e nelle leggende. La testa di tutte le navi vichinghe aveva un animale rappresentato che guidava l’equipaggio nella difficile vita sul mare.
Elfi e gnomi abitavano i boschi e regnavano nella notte, apportando sventura e paura, nonché tempeste e terremoti. Alcune donne, le Disen, proteggevano dai malanni e dalla morte e venivano venerate in pubbliche feste.
Il solstizio d’inverno e il solstizio d’estate erano le feste più seguite. In particolare il primo era visto come simbolo di rigenerazione, di vigore, di forza nel combattimento, della fecondità. Si offrivano doni agli dei, spesso sacrificali, condividendo in alcuni casi il sangue, in base ad uno stile dionisiaco; ci si ubriacava e si mangiava in abbondanza.
I guerrieri caduti in battaglia erano raccolti negli Inferi, dove regnava la dea Hel, che gestiva un’enorme camera che portava il suo stesso nome. I marinai morti in mare venivano raccolti nella rete dalla dea Ran. La strutturazione cielo-inferi trova influenze nella cultura islandese e nella religione cristiana.
Potevano salire al cielo solo gli eroi e chi si era comportato secondo le leggi della società. In questo caso si credeva che il defunto, una volta morto, saliva su un cavallo sacro ed entrava nel Valhalla, dove veniva accolto dalle Valchirie.
I morti venivano inumati in camere di varia forma e di varia ricchezza, a seconda della condizione sociale del defunto. Se il defunto era un nobile, veniva accompagnato nel suo viaggio eterno dalla moglie o anche da servi volontari, che venivano uccisi in apposite cerimonie.
Alcune camere avevano la forma di una nave; spesso i cadaveri venivano deposti in barche che erano bruciate. Anche le pietre tombali venivano poste a forma di nave, per richiamare il profondo legame che univa questo popolo con il mare.
Ancora oggi lo spirito dei vichinghi sopravvive nelle favole raccontate ed ambientate nelle regioni nordiche. Si rivivono così le saghe e le Rune che venivano diffuse in tutto il paese.